L'ineluttabile corso del tempo, il tumultuoso rincorrersi
degli eventi, un fato cieco che si diverte ad incrociare a
caso le storie di personaggi fortemente caratterizzati, la
fantasia e la tensione narrativa che traspaiono nelle
descrizioni di luoghi e personaggi: tutto questo è
"Cent'anni di solitudine", per questi e molti altri motivi
capolavoro assoluto della narrativa contemporanea. E che
dire di Macondo, luogo immaginario, fantastico,
visionario che, come giustamente è stato notato, più che
un villaggio è una situazione mentale, il paradigma della
solitudine, un destino, un posto inesistente ma sconfinato.
Apparentemente una comunità, sostanzialmente un
coacervo di individualità solitarie, di storie ed eventi di
passaggio, di strani incroci del caso, di eroi predestinati
alla sconfitta. Mio scopo non è quello di fornire una
nuova chiave critica e di lettura dell'opera, che andrebbe
giocoforza a disperdersi nel vasto mare-magnum dei
tantissimi e sicuramente più qualificati interventi in
merito. È semplicemente, il mio, il tentativo di fornire un
parallelo forse azzardato, forse irriverente, nel migliore
dei casi "inadeguato" ma sicuramente personale, tra il
mondo "virtuale" in cui Garcia Marquez fa vivere i suoi
per certi versi pittoreschi ma sempre umanissimi
personaggi e l'universo virtual-tecnologico di internet. La
letteratura è comunicazione: nessuno scrittore scrive per
sé, chi scrive sa bene che la propria opera è destinata a
cambiare qualcosa nella mente, nel cuore e nell'anima di
chi alla sua opera si avvicina ed attinge, a scavare dentro
di lui. Ogni libro letto, del resto, è, per chi lo legge, una
pietra che contribuisce ad elevare l'edificio della propria
conoscenza, unitamente alle proprie umane esperienze:
nessun libro passa senza lasciare traccia, positiva o
negativa che sia.
D'altra parte internet è un poderoso strumento di
comunicazione, capace di abbattere, anche dal punto di
vista concettuale ed ideologico, oltre che fisico, ogni tipo
di barriera, ostacolo, limite all'interscambio e al
confronto tra menti, idee, pensieri. È la comunicazione,
dunque, che fa da tramite tra due mondi solo
apparentemente lontani. Già, mondo virtuale! Chi
comunica in internet, e il mondo delle chat è un esempio
emblematico, si manifesta quasi come un'"entità" eterea,
impalpabile, distante e al contempo presente, ma in realtà
è pur sempre portatore di un ricchissimo bagaglio umano
fatto di esperienze, conoscenze, gioie, dolori, destini,
preoccupazioni, principi, speranze, illusioni e disillusioni.
Ed ecco allora che internet diventa mondo di sogno,
metafora dell'esistenza, incrocio di solitudini che si
sfiorano, amano, odiano, si capiscono, si ignorano,
condividono, si incontrano, si allontanano, si perdono e si
ritrovano; diventa, appunto, una sorta di Macondo
tecnologica. Tutto questo sembra essere dettato da un
disegno sottile, imperscrutabile, da quella sorta di folletto
irriverente che è il fato. E qui il cerchio si chiude: ogni
fruitore del virtuale viene trasportato quasi per inerzia
verso un punto prima sconosciuto, verso un'ancora di
salvezza o di perdizione, così come i Buendia vengono al
mondo, si accoppiano e muoiono per seguire un destino
che sembra già scritto. Internet, come Macondo, è un
mondo immaginario in cui, però, quotidianamente si
dipana la matassa della vita, con le sue miserie e
ricchezze, le sue contraddizioni e la sua originalissima ed
umanissima realtà.
Pino Viola
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