scenario n.9

La torre di Valle Jana

All'alba di un giorno che si preannunciava caldissimo, percorrendo un difficile sentiero di sassi tra folti alberi e macchia mediterranea lungo la costa per raggiungere un'antica torre di avvistamento saracena, in una radura a ridosso di una parete di rocce, quasi magicamente è apparsa una casetta tutta ricoperta di verde. Sul muretto a secco di sassi antistante l'ingresso, eretto con abile maestria per una maggiore protezione, su di una lastra di sughero, bene in vista, scritto a fuoco << intrade no timedas>>,l'invito ad entrare in lingua sarda. Stupito di trovarmi davanti ad una costruzione insolita e ad un altrettanto invito, mi sono avvicinato; data la voce, per avvertire la mia presenza, all'inquilino, sono entrato. In quel silenzio di stella che tutto avvolgeva, espletati i soliti convenevoli del primo incontro, ho fatto la conoscenza di un personaggio straordinario.Da lui promanava un'energia subceleste che faceva avvertire un insostenibile leggerezza. Iniziò il nostro dialogo invitandomi ad ascoltare il silenzio, condizione impossibile nella nostra quotidianità di cittadini, ma che è elemento essenziale di congiunzione per ritrovare noi stessi. Il suo parlare dava luce alle cose facendomi sentire una farfalla di sogno.Usciti all'esterno per meglio godere il luogo e il momento, prese ad illustrarmi il bosco d'oro fiore per fiore stella per stella, mentre nel cielo volteggiavano i gabbiani erranti. Del luogo lui conosceva ogni pietra, ogni ombra e ogni sorgente.Da quel punto di osservazione si ammirava i il prato azzurro del mare senza confini. M'illustrò il cuore del vento, che modellava le rocce scolpendole in naturali fantastici monumenti quale è <>, ossia roccia dipinta, che mi indicò sulla nostra destra. Lieto nel trovarsi davanti un interlocutore attento, in quelle ore profonde prese a raccontare della sua vita .

Antonino Piras