scenario n.2

La torre di Valle Jana (2)

Iniziò dalla sua infanzia. Vidi che il viso man mano gli diveniva sempre più radioso, segno che il tenerissimo ricordo a cui attingeva, lo faceva risorgere. La mamma fermatasi a dissetarsi ad una sorgente, gli fece ammirare, in quello specchio limpido, la sua innocente ombra . Inciso indelebilmente nella sua mente era il sorriso appena accennato e il gesto di inumidire le sue labbra con il calice più prezioso che esista: la mano materna. La voce pacata e rassicurante, era come una prigione dorata per me. La mia curiosità come acqua divorante avrebbe voluto incalzarlo, ma vincendo quell'onda anomala lasciai che lui mi guidasse dove non sarei mai giunto. Nella sua esistenza, in perfetta e serena simbiosi con la natura non c'erano mai state lotte. Era un perfetto conoscitore degli animali domestici e della fauna. Con questi ultimi aveva intessuto un rapporto amichevole di reciproca fiducia; infatti una volpe con la sua cucciolata apparve vicinissimo a noi, come volesse vedere con chi s'intrattenesse. Lui mi disse di averla chiamata libertà e per non metterla a disagio, data la mia presenza, la invitò a ritornare nel bosco d'oro. Il suo parlare che dava sempre più luce alle cose, mi sorprese quando entrato dentro la sua reggia, tale era ormai per me la sua verde casetta, ne uscì tenendo in mano una parte della sua voluminosa raccolta di poesie. In quelle ore profonde, recitando per me alcuni dei suoi innumerevoli versi, mi volle condurre su di un ponte di arcobaleno, a riflettere sul mistero della vita. Domanda che resta senza risposta, per la nebbia che occulta il mistero della vita e della morte e non permette a chicchessia di dire: conosco me stesso.

Antonino Piras