A: E
come farai a tornare sul tuo pianeta?
P: Non ne ho la minima idea.
A: Ma come hai fatto a giungere qui dal tuo pianeta.
P:
Arrivare qui è stato facile ma adesso non so proprio come tornare indietro.( Il piccolo principe guarda in cielo). Mi
domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua. Guarda il mio pianeta, è proprio sopra di
noi, ma come è lontano!
A: Sai che ancora non ti ho chiesto cosa sei venuto a fare sulla terra?
P: Mi sentivo così solo, sul mio
pianeta... Così ho iniziato un viaggio. Poi un geografo mi ha detto che la terra è piena di uomini. Perciò sono venuto qui in
cerca di amici. Invece sono atterrato in questo deserto e ho conosciuto solo te.
A: Non essere deluso. Ti saresti sentito solo
anche in una città popolata da milioni di uomini.
P: Oh, non sono affatto deluso. Tu sei diventato mio amico. E poi ho
addomesticato una volpe...
SCENA TERZA
Il piccolo principe sta parlando con il serpente.
P: Sai che sei un buffo animale,
tu? Sottile come un dito.
S: Ma sono più potente del dito di un re.
P: Non mi sembri molto potente. Non hai nemmeno le
gambe per camminare.
S: Potrei portarti più lontano di quanto immagini. Colui che mordo torna alla terra da cui è venuto. Ma
tu sei puro e vieni da una stella. Tu sei così debole su questa terra di granito. Potrò aiutarti un giorno se rimpiangerai
troppo il tuo pianeta. Posso...
P: Ho capito benissimo. Ma perché parli sempre per enigmi?
S: Perché li risolvo tutti.
Quando
entra Antonio esce il serpente.
A: Che cos'è questa storia? Adesso parli con i serpenti?
( Antonio soccorre il piccolo
principe).
P: Sono contento che tu sia riuscito a riparare il motore.
A: Come lo sai?
P: Anch'io oggi ritorno a casa. E molto più
lontano... molto più difficile...
A: Ho la tua pecora. E ho la cassetta per la pecora. E ho la museruola.... Ometto caro, hai
avuto paura... <
P: Avrò ben più paura questa sera...
A: Voglio ancora sentirti ridere.
P: Sarà un anno questa notte. La mia stella
sarà proprio sopra al luogo dove sono caduto l'anno scorso...
A: Dimmi che quel serpente è solo un brutto sogno...
P: Quello
che è importante non lo si vede...
A: Certo.
P: E' come per il fiore. Se tu vuoi bene a un fiore che sta in una stella, è dolce
guardare il cielo di notte. Tutte le stelle sono fiorite.
A: Certo:
P: E' come per l'acqua. Quella che tu mi hai dato da bere era
una musica. C'era la carrucola e c'era la corda... ti ricordi... era buona.
A: Certo.
P: Guarderai le stelle, la notte. E' troppo
piccolo da me perché ti possa mostrare dove si trova la mia stella. E meglio così. La mia stella sarà per te una delle stelle, ti
piacerà guardarle...Tutte saranno tue amiche. E poi ti voglio fare un regalo... Ah ah ah ah
A: Ah, ometto mio! Mi piace sentire questo riso.
P: E proprio questo il mio regalo. Sarà come per l'acqua...
A: Che cosa vuoi
dire?
P: Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per chi viaggia le stelle sono delle guide. Per gli altri non
sono che piccole luci. Per i sapienti sono dei problemi. Per il mio uomo d'affari erano dell'oro. Ma tutte queste stelle stanno
zitte. Tu avrai delle stelle come nessun altro.
A: Che cosa vuoi dire?
P: Quando la notte guarderai in cielo tu saprai che in
una di quelle stelle abiterò io. Penserai che in una di quelle stelle io starò ridendo, e allora sarà per te come se tutte le stelle
ridessero.
Tu solo avrai stelle che sanno ridere. E quando ti sarai consolato, sarai contento di avermi conosciuto.
Sarai
sempre il mio amico.
Avrai voglia di ridere con me. E aprirai a volte la finestra e i tuoi amici saranno stupiti di vederti
ridere guardando il cielo. Alcuni ti crederanno pazzo.
Ah ah ah ah. Sarà come se t'avessi dato, invece delle stelle, mucchi di
sonagli che sanno ridere... Questa notte, sai... non venire.
A: Non ti lascerò.
P: Sembrerà che io mi senta male... sembrerà un
po' che io muoia. E' così. Non venire a vedere, non ne vale la pena.
A: Non ti lascerò.
P: Te lo dico anche per il serpente. Non
bisogna che ti morda... I serpenti sono cattivi. Ti può mordere per il solo piacere di...
A: Non ti lascerò.
P: Tanto lo so che
non hanno più veleno per il secondo morso.
A: Ma allora davvero ti vuoi far mordere da quel serpente! Ma così morirai!
P:
Sembrerò morto ma non lo sarò veramente... E poi è necessario...
A: Necessario?
P: Capisci? Il mio pianeta è troppo lontano.
Non posso portare appresso il mio corpo, è troppo pesante. Il mio corpo sarà come una scorza abbandonata. Sarà bello, sai.
Anch'io guarderò le stelle. Tutte le stelle saranno dei pozzi con la carrucola arrugginita. Tutte le stelle mi verseranno da
bere... Sarà talmente divertente. Tu avrai cinquecento milioni di sonagli, io avrò cinquecento milioni di fontane. Sai... il mio
fiore... ne sono responsabile! Ed è talmente debole e talmente ingenuo. Ha quattro spine da niente per proteggersi dal
mondo...
Riappare per un attimo il serpente che morde il piccolo principe.
P: Ecco... E tutto qui...
Si spengono le
luci.
Voce di Antonio fuori campo: E così il piccolo principe tornò al suo pianeta. Ma accadde una cosa straordinaria. Alla
museruola disegnata per il piccolo principe avevo dimenticato di aggiungere la correggia di cuoio. Non avrebbe mai potuto
mettere la museruola alla pecora. Perciò mi domando: Che cosa sarà successo nel suo pianeta? La pecora ha mangiato il
fiore? Oppure il paravento (campana di vetro) avrà protetto il fiore? Ancora oggi quando guardo il cielo notturno mi
domando: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? Domandatevelo anche voi, ora che avete conosciuto il piccolo
principe, e vedrete che tutto cambia...
FINE
Alberto Lachi
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