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Riflessioni sulla comunicazione


Di
Nicola Forte


Col termine comunicazione s'intende una serie di atti sociali che comportano la trasmissione d'informazioni e che hanno come conseguenza la modificazione dell'atteggiamento di fronte alla realtà.

Per quanto questa definizione possa sembrare del tutto provvisoria e insufficiente tuttavia la prendiamo come punto di partenza per analizzare, o quantomeno gettare le basi per un'analisi, un ambito conoscitivo affascinante e complesso come quello della comunicazione.

Una prima manifestazione della complessità della comunicazione è data dai molteplici settori della conoscenza coinvolti nello studio del fenomeno: dalla informatica con la cibernetica, alla filosofia; dalla psicologia alla linguistica; la comunicazione investe la biologia e la pedagogia fino all'arte e alle comunicazioni di massa.

Ma andiamo per ordine, e torniamo alla nostra provvisoria definizione. La comunicazione è innanzi tutto un atto sociale, sia per gli umani quanto per gli animali. Un esempio della comunicazione fra animali della stessa specie ci è data da Felice Cimatti quando si riferisce all'atteggiamento di difesa dei cercopitechi davanti al pericolo rappresentato da un'aquila: "Una piccola scimmia (Cercopithecus aethiops) la scorge mentre si avvicina al gruppo; immediatamente emette un grido d'allarme, e tutti i suoi compagni, senza neanche alzare gli occhi al cielo, corrono a nascondersi dove la vegetazione è più fitta, in modo da celarsi alla vista del rapace... Si può descrivere il comportamento del cercopiteco che ha emesso il segnale d'allarme come un esempio di comunicazione, in cui l'informazione trasmessa è relativa all'arrivo di un'aquila....".(1) Da questa descrizione cogliamo un primo elemento che caratterizza la comunicazione come atto sociale: la sua triangolarità.

Esiste un mittente della comunicazione, nel nostro caso il cercopiteco che emette il segnale di pericolo, il segnale è ricevuto da un destinatario, in questo caso l'insieme dei cercopitechi che recepiscono il segnale e che lo codificano come segnale di pericolo. Oltre a questi attori abbiamo l'oggetto della comunicazione, che in questo caso è rappresentato dall'aquila. In realtà dovremmo parlare di un quarto elemento, lo strumento della comunicazione (voce, microfono, radio, televisione, personal computer ecc.) ma questo sarà oggetto di un prossimo intervento. Per ora concentriamoci su questi tre elementi che costituiscono la centralità della comunicazione e che caratterizzano la maggior parte degli studi sulla teoria della comunicazione.

Da questi elementi, da questa triangolazione i cui vertici sono rappresentati dal mittente e dal destinatario, ricaviamo che la comunicazione è sempre un dialogo che coinvolge sempre più di un partecipante. Nei casi estremi (umani!) avremo quella forma di comunicazione che è il monologo, una sorta di degenerazione del dialogo. Tuttavia anche nel monologo la struttura narrativa continua ad essere quella del dialogo, dove un "io" si rivolge ad un "tu", in altre parole noi parliamo a noi stessi allo stesso modo in cui parliamo agli altri, di conseguenza per parlare a se stessi necessariamente bisogna prima saper parlare agli altri.

Se la comunicazione è un atto sociale è imprescindibile dall'ambiente in cui avviene. Ritornando al nostro esempio, il cercopiteco emette il segnale di pericolo in quella situazione e gli altri del gruppo reagiscono al suo segnale perché il contesto e verisimile, concorda al motivo per cui il segnale è emesso. Lo stesso cercopiteco potrebbe emettere lo stesso segnale in un contesto simile ad es. quando è attaccato il suo gruppo da altri cercopitechi per il controllo del territorio e sortire lo tesso effetto, fuga e nascondimento, ma in questo caso mentirebbe. La menzogna può rivelarsi uno strumento molto utile il cui uso è comunque limitato: "Un mittente che inganni sistematicamente i suoi simili ben presto non viene più creduto - osserva Felice Cimatti -, così perderà sia i vantaggi che gli procurano le menzogne sia quelli che gli derivano dalle comunicazioni attendibili. La menzogna è un'arma preziosa, e un uso scriteriato la svaluta" .(2)
Perché la fuga dei suoi avversari avvenga oltre al contesto occorre che i filtri comunicativi siano gli stessi fra mittente e destinatario, in altre parole la selezione del contenuto comunicativo deve essere comune fra gli attori comunicanti affinché il messaggio sia correttamente inteso. Se per pura ipotesi il gruppo dei cercopitechi che attacca emettesse un altro segnale per comunicare la presenza dell'aquila, oppure se il segnale fosse ambiguo per gli attaccanti, l'effetto voluto non si avrebbe, non si creerebbero le basi per quella che possiamo definire una sintesi comunicativa.

Un processo simile si ha anche fra gli umani quando parlano due lingue diverse. Il sistema di filtraggio fra i comunicanti è piuttosto ampio, ad es.: un uomo che parla la lingua norvegese mi indica la tazza che ha in mano, in questo caso io che non conosco il norvegese, come destinatario del suo messaggio avrò difficoltà a ridurre "il numero dei potenziali contenuti dell'interazione comunicativa" e quindi avrò difficoltà a selezionare il vasto ventaglio di significati che il mittente sollecita con la sua azione.

Arrivati a questo punto dobbiamo fare una distinzione prima che si possa generare una confusione nella nostra analisi. La comunicazione si regge su due paradigmi quello informazionale e quello relazionale: Il paradigma informazionale legge la comunicazione come processo di trasmissione dei significati profondi di un sistema sociale basato su regole sia sintattiche che semantiche che costituiscono il sistema nervoso della società.
Il paradigma relazionale concepisce "l'agire comunicativo" come realizzazione della "conversazione contestualizzata e pratica dialogica, in grado di costruire il mondo simbolico e culturale propriamente umano"(3)


(1) Felice Cimatti, Fondamenti naturali della comunicazione, in Manuale della comunicazione, a cura di Stefano Gensini, Carocci editore, 2000, pag.53.

(2) Ibidem, pag 75.

(3) Dalla comunicazione interpersonale alla comunicazione di massa, Diploma universitario Tecnologo della comunicazione audiovisiva e multimediale, Area tematica della comunicazione, pag.15.




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