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Occorre precisare che ogni sistema comunicativo, umano e animale, costruisce, come abbiamo visto, il suo "mondo simbolico" a partire dalla semantizzazione dei contesti comunicativi, cambia ovviamente l'articolazione simbolica che per gli umani è più ricca e complessa considerando la pluralità dei registri semantici che genera quel mondo culturale propriamente umano. Nello specifico l'uomo attraverso i processi di semantizzazione simbolica rileva la struttura ontologica della comunicazione che "si fonda sulla "rivelazione" di strutture profonde dell'essere umano, che sono alla base della costruzione di senso e dunque dell'interpretazione simbolica del mondo". (1)

D'altro canto la comunicazione svolge la funzione di connettivo sociale realizzando l'identificazione fra individui della stessa specie. Potrò anche non capire il norvegese che mi sta parlando, tuttavia potrò interpretare le sue parole, i suoi gesti, le sue espressioni facciali e dare unità interpretativa al suo discorso, con una completezza maggiore rispetto all'abbaiare di un cane.

Mantenendo buona la nostra definizione di comunicazione questa si rivela come strumento conoscitivo che interpreta e trasforma il nostro atteggiamento di fronte alla realtà. In tal senso la comunicazione "rivela" il mondo e il senso del mondo. Questa rivelazione diventa patrimonio comune attraverso la simbolizzazione che è una sorta di spazio mentale, una mappa in cui tanto il mittente quanto il destinatario ritrovano le conoscenze tanto comuni quanto individuali dell'interagire comunicativo.
Alla fine di ogni evento comunicativo la posizione degli attori cambia rispetto allo spazio mentale che condividevano all'inizio. Tanto il mittente quanto il destinatario modificano le loro conoscenze.
Ciò permette una nuova interazione con una realtà ancora inesplorata che diventa oggetto di interpretazione e quindi di semplificazione attraverso la codificazione e i segno. In tal senso si ha un'ampliamento dei registri connotativi del segno e la capacità di aprire nuove possibilità cognitive: "Condizione di un segno non è dunque solo quella della sostituzione (aliquid stat pro aliquo) ma quella che vi sia una possibile interpretazione.
Per interpretazione (o criterio di interpretanza) deve intendersi ciò che intendeva Peirce quando riconosceva che ogni interpretante (segno, ovvero espressione o sequenza di espressioni che traduce una espressione precedente) non solo ritraduce l''oggetto immediato' o contenuto del segno, ma ne allarga la comprensione." (2)

L'allargamento della comprensione del segno implica la temporalizzazione dell'interpretazione del segno stesso e di conseguenza la temporalizzazione della comunicazione, ciò comporta la variazione e l'imprevisto nella comunicazione ovvero la novità.

Ritornando al nostro esempio, potrò trovare nuove risorse comunicative col mio amico norvegese attraverso il linguaggio cinesico e prossemico. Questi sono esempi di linguaggi che esprimono la loro iconicità in coordinate spaziotemporali.

In altre parole, il mio amico norvegese ed io condividiamo una serie di conoscenze non solo legate alla specie ed alla cultura comune che è quella europea, ma in questo caso legate allo spazio e al tempo che racchiude questo evento - "amico norvegese che indica la tazza" -, al contesto in cui si svolge l'azione comunicativa in cui vengono definiti lo spazio e il tempo e tuttavia il grado di consapevolezza della propria posizione all'interno del contesto è diseguale. Questo permette al più consapevole di mettere in atto una serie di strategie comunicative, attraverso dei segni, che rendano più precisa la posizione comune all'interno del contesto e all'interno dell'evento comunicativo.

Questi segni forniscono una prima mappa (mentale) condivisa dai partecipanti, in questo caso io e il mio amico (potrei essere solo io che comunico con me stesso), alla quale possono essere aggiunti altri segni per meglio definirla e per meglio definire il contesto.

In questo caso più che l'uso del codice comune (appartenenza alla stessa matrice culturale) verranno messi in gioco le conoscenze contestuali comuni che determineranno la comprensione attraverso le metafore e le abduzioni.
L'abduzione è un processo conoscitivo diverso sia dalla deduzione che dall'induzione: "Un Argomento originario, o Abduzione - afferma Peirce -, è un argomento che presenta nella sua Premessa fatti i quali presentano una similarità con il fatto asserito nella Conclusione, ma che potrebbero benissimo essere veri senza che la Conclusione sia vera, anzi senza che essa sia neppure riconosciuta; cosicché non siamo condotti ad affermare con sicurezza la Conclusione, ma siamo soltanto disposti ad ammetterla come rappresentante un fatto di cui i fatti della Premessa costituiscono un'Icona. Per esempio Keplero, in una fase della sua riflessione scientifica, […] trovò che le longitudini di Marte osservate, che egli aveva a lungo tentato invano di adattare a un'orbita, erano (entro possibili margini di errore delle osservazioni) quali sarebbero state se Marte si fosse mosso lungo un'ellisse. Quindi i fatti osservati, in quanto tali costituiscono una somiglianza dei fatti ipotetici propri del moto lungo un'orbita ellittica. Keplero non concluse in seguito a tale somiglianza che l'orbita fosse realmente un'ellisse; ma fu la somiglianza a disporlo talmente a quell'idea da farlo decidere a cercare se previsioni virtuali sulle latitudini e parallassi basate su questa ipotesi si sarebbero verificate o no. Questa assunzione in prova dell'ipotesi era un'Abduzione. Un'Abduzione è Originaria in quanto è l'unico genere di argomento che dà origine a una nuova idea." (3)

In uno spazio semioticamente incerto, in cui il codice non può essere d'aiuto, possiamo avanzare solo per ipotesi che saltando la raccolta dei dati particolari fissa subito delle regole che possono essere successivamente confermate o smentite dai dati che via via, nello scorrere del tempo, mi vengono forniti. L'abduzione mi permetterà di avanzare in spazi ancora inesplorati della comunicazione contestuale rendendoli di volta in volta accessibili. In tal senso tanto le ipotesi quanto le metafore rappresentano quella origine di senso che è alla base della costruzione del codice. Rinviando ad un altro momento un'analisi esaustiva della metafora, prendiamo qui l'esempio fornito da Cimatti per chiarire quanto stiamo dicendo.

La nostra esperienza degli odori "è molto poco organizzata lessicalmente, e infatti gran parte del nostro parlare degli odori si basa sull'estensione a questo campo dell'esperienza di parole originariamente riferite ad altre posizioni dell'esperienza; di un profumo ad esempio si dice che è "pungente", oppure "morbido" […] Ossia, si parla dell'odore come se fosse qualcosa che si tocca."(4) In questo caso ci troviamo in uno spazio inesplorato, con pochi punti di riferimento e di conseguenza ci affideremo a metafore e abduzioni che ci permetteranno di parlarne anche se con un livello di precisione ridotto rispetto a quello possibile quando "la comunicazione verte su posizioni di esperienza su cui abbiamo maggiori conoscenze".(5)

D'altro canto la comunicazione verte su posizioni di esperienza estremamente articolate dove l'impegno conoscitivo è minimo e coincide con la sola decodifica dei segnali all'interno dell'evento comunicativo. Un simile evento si ha ad esempio quando sono immessi dei comandi in un computer, dove il livello d'interpretazione è pressoché inesistente e dove si ha un massimo grado di equivalenza fra significati e significanti previsti dal codice.

Da quanto emerge possiamo dire che se la comunicazione è artefice di una trasformazione della realtà comunicata fra uno o più attori, alla radice della comunicazione c'è una pre-datità della stessa: un processo che dalla percezione di un oggetto arriva a pensarlo e comunicarlo come atto intenzionale e quindi come relazione intenzionale. Ed è questa relazione intenzionale che a noi sembra costituire il fondamento della comunicazione.
All'interno della relazione si ha la costruzione di nuove mappe comunicative che partono da uno stato primordiale di pre-datità in cui la mente si muove allargando il suo spazio e che attraverso abduzioni costruisce nuovi registri interpretativi della realtà che si sta comunicando.

Tendere verso la comunicazione è una necessità degli esseri viventi e per gli esseri umani è ancora più necessario porsi nell'atteggiamento di ricerca sulle origini della comunicazione stessa rilevandone gli aspetti ontologici. Questo andare all'origine dell'atto comunicativo rivela l'essenza stessa della comunicazione che, ripetiamolo, è sempre un atto relazionale.



(1) Ibidem, pag.16.

(2) U. Eco, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, pag.51 e segg.

(3) Peirce, Semiotica. I fondamenti della semiotica cognitiva, Einaudi, pp.105-06.

(4) Cimatti, op.cit. pagg.84-85.

(5) Ibidem.




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