V: Questo mi interessa! E delle galline?

P: No.

V: Non c'è niente di perfetto. La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline e gli uomini danno la caccia me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò.
Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una musica.
E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... Per favore, addomesticami.

P: Volentieri. Ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose.

V: Non si conoscono che le cose che si addomesticano. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!

P: Che bisogna fare?

V: Bisogna essere molto pazienti. In principio ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...
Domani tornerai qui alla stessa ora ed io comincerò ad essere felice un'ora prima. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando giungerà il momento dell'incontro comincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità!
Ma se tu verrai non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti.

P: Che cos'è un rito?

V: Anche questa è una cosa da tempo dimenticata.
E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso. Io mi spingo fino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza.

P: Va bene, mi hai convinto. Ti addomestico. Adesso però devo proprio andare.

V: Ah... Piangerò

P: La colpa tua. Io non ti volevo far del male. Ma tu hai voluto che ti addomesticassi...

V: E vero.

P: Ma piangerai!

V: E certo.

P: Ma allora che ci guadagni?

V: Ci guadagno il colore del grano... Va a rivedere le rose, capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto.

(Il piccolo principe si avvicina alle rose).

P: Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente. Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora per me unica al mondo.
Voi siete belle ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi. Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa. ( Il piccolo principe torna dalla volpe).
Addio, volpe.

V: Addio. Ecco il mio segreto. E molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi. E il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.
Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa...

La volpe esce ed entra il controllore.

C: Buon giorno, bambino. Cosa ci fai qui?.

P: Buon giorno, signore. Sto compiendo un viaggio.

C: Come? A piedi? Non usi il treno?

P: Cos'è un treno?

C: Ah ah, benedetto figliolo! Il treno è quella cosa che serve a trasportare centinaia di viaggiatori.

P: Centinaia? E dove va tutta questa gente?

C: Mah, non lo so... a volte a destra, a volte a sinistra. L'importante è essere in orario. Guai a perdere tempo!

P: Hanno tutti fretta? Che cosa cercano?

C: Nessuno lo sa. Lo ignora perfino il macchinista.

P: E una volta giunti a destinazione cosa fanno?

C: In genere tornano indietro.

P: Non erano contenti là dove stavano?

C: Eh eh. Non si è mai contenti dove si sta.

P: E cosa fa la gente durante il viaggio?

C: Nulla. Dormono o, al massimo, sbadigliano. Solo i bambini schiacciano il naso contro i vetri. Loro sì che sono fortunati. Adesso devo andare, altrimenti rischio di perdere il treno. Ciao!

Esce il controllore ed entra il mercante.

M: Buon giorno. Oggi è il tuo giorno fortunato! Hai la possibilità di comprare queste pillole contro la sete. Ne prendi una alla settimana e non senti più il bisogno di bere.

P: Perché vendi questa roba?

M: Risparmierai un mucchio di tempo! Gli esperti hanno calcolato che in media si perde cinquantatré minuti alla settimana per bere.

P: E a cosa servono cinquantatré minuti in più alla settimana?

M: Uno ne fa' quel che vuole.

P: Io se avessi cinquantatré minuti li spenderei bevendo acqua fresca... E poi non ho soldi per comprare le tue pillole.

M: Non hai soldi? Perdigiorno e fannullone che non sei altro! Ti diverti a far perdere tempo alla gente che lavora, eh? ( Esce brontolando).


ATTO SECONDO


SCENA PRIMA ( Cap. I - VII )


Un deserto, sullo sfondo un aereo precipitato.

Voce di Antonio fuori campo: Fu proprio in quei giorni che incontrai il piccolo principe. Ero stato costretto a un atterraggio di fortuna in pieno deserto e dovevo assolutamente riparare il motore del mio aereo se non volevo morire di sete tra quelle dune...